25 luglio 2012

Frode – Il perché della Grande Recessione

L’associazione Ludwig von Mises Italia è lieta di presentare la versione italiana del documentario “Frode. Il perché della grande recessione”, di cui ha curato la traduzione e sottotitolatura. Esso ripercorre i passaggi salienti che dall’inizio del nuovo secolo hanno portato a quella grave crisi economica che oggi subiamo sempre di più come minaccia alle nostre libertà, al nostro reddito ed al tessuto sociale che avvolge il nostro benessere. Quanto di diverso il lettore troverà in questo documentario, rispetto ad altra propaganda, è un’analisi radicale nella prospettiva della Scuola Austriaca di economia che denuncia il nefasto legame tra governi e settore bancario, saldato a danno di ciascun individuo tramite quotidiana violazione dei suoi diritti di proprietà. 


 Non c’è alternativa: il ritorno ad una moneta-merce privata, un sistema bancario a riserva intera e l’abolizione dell’istituto di banca centrale sono la via d’uscita dalla piaga dei cicli economici e dall’ambiente di interventismo inflazionista che li genera. 


 Comprendere, prima di agire: buona visione.

21 aprile 2012

Edgar lo Sfruttatore

Edgar lo Sfruttatore è un bellissimo corto animato di Tomasz Kaye che difende i rapporti di lavoro volontari e dimostra i danni che le leggi come il salario minimo infliggono alle stesse persone che dovrebbero aiutare. Edgar è un capitalista che assume Simon come lavoratore senza esperienza, fino a quando una legge sul salario minimo spinge Edgar a licenziare Simon.


Guardatelo. É ben realizzato.




Il modo in cui il libero mercato beneficia i lavoratori e quello in cui l'intervento governativo li danneggia è un importante lezione da imparare. Ma per avere un quadro completo delle virtù del libero mercato e dei danni dell'interventismo è essenziale portare in scena il consumatore. Edgar può essere il "capo" di Simone nel ruolo di lavoratore di Simone. Ma Simon in quanto consumatore è, insieme agli altri utenti del mercato, il capo di Edgar nel suo ruolo di imprenditore. Come ha scritto Ludwig von Mises:


Gli ordini dati dagli imprenditori nella conduzione dei propri affari possono essere visti e uditi. Nessuno può fare a meno di prendere coscienza di loro. Anche i fattorini sanno che il capo gestisce tutti gli aspetti del suo negozio. Ma è necessario più cervello per notare la dipendenza dell'imprenditore dal mercato. Gli ordini dati dai consumatori non sono tangibili, essi non possono essere percepiti dai sensi [1]


Per percepire gli ordini impartiti dai "consumatori sovrani" nell'attività di mercato si deve impiegare la teoria economica.

20 aprile 2012

Lo Stato è l'un percento!

Il movimento di protesta Occupy Wall Street rivendica il fatto che il 99 per cento della popolazione viene sfruttato dall'1 per cento, e c'è del vero in ciò che dicono. Ma essi sbagliano a identificare i gruppi. Essi immaginano che sia quell'un per cento di ricchissimi ad essere il problema. In effetti, quell'un per cento comprende alcuni dei più intelligenti e innovativi personaggi nel paese - le persone che inventano, mettono sul mercato e distribuiscono beni materiali a tutta la popolazione. Essi posseggono anche il capitale per sostenere la produttività e la crescita.


Ma c'è un altro un per cento là fuori, coloro che vivono come parassiti della popolazione e sfruttano il 99 per cento. Inoltre, c'è una lunga tradizione intellettuale, che risale al tardo Medioevo, che porta l'attenzione verso la strana realtà che una piccola minoranza viva sul lavoro produttivo della stragrande maggioranza. Sto parlando dello stato, che ancora oggi è costituito da un piccolo frammento della popolazione, ma è la causa diretta di tutte le guerre che impoveriscono, dell'inflazione, delle tasse, dell'irreggimentazione e dei conflitti sociali. Questo un per cento è la causa diretta della violenza, della censura, della disoccupazione e anche di grandi realtà di povertà. 

17 aprile 2012

I Sindacati e "gli altri" Piccoli Tim

Tornando a casa dal lavoro l'altro giorno, sono passato davanti a una macchina parcheggiata davanti al dipartimento di inglese che mi ha strappato un sorriso. Si tratta di una berlina grigia con un adesivo verde sul paraurti che recita che dovremmo ringraziare i sindacati per le 40 ore settimanali di lavoro. Le mie risate sarebbero rivolte al proprietario della macchina, che è noto come ragazzo intelligente alla facoltà di inglese e qualcuno che capisce in termini ampi di movimenti sociali e politici di oggi rispetto al cittadino medio, ma che si impegna comunque in uno dei passatempi preferiti del cittadino medio - ovvero pubblicizzare disinformati pareri economici - incollando quell'adesivo da paraurti sulla sua macchina.


Questi professori inglesi. Molti di loro pensano di essere sottopagati perché aderiscono alla teoria del valore-lavoro quando si tratta dei loro stessi stipendi. Molti leggono Upton Sinclair e ritengono che i sindacati hanno forzato gli standard qualitativi nella produzione. Essi leggono Charles Dickens e ritengono che le unioni sindacali hanno salvato i lavoratori occidentali da indicibili orrori, anche se il lavoro minorile non è stato abolito legalmente negli Stati Uniti fino a quasi 100 anni dopo la pubblicazione di Oliver Twist. Se i Bob Cratchit ( il sottopagato, sfruttato e maltrattato impiegato di Ebenezer Scrooge, ndt) dell'Era Vittoriana inglese avesse avuto accesso al Sindacato dei Lavoratori Impiegati, non solo si sarebbero potute affrontare le pratiche di gestione di SCroogie ma i Piccoli Tim (il figliolo invalido di Bob Cratchit nel racconto di Dickens, ndt) nel mondo avrebbero dormito sonni più tranquilli.


Come Mises ha opinato più volte, se la teoria è assente, non si può dare nulla per scontato. Ciò vale anche per Dickens quando ha scritto i suoi racconti o per i miei colleghi quando attaccano adesivi alle loro macchine. Lo confesso: da studente universitario interessato nelle materie economiche, ero abituato a guardare tali professori con un disprezzo che spesso diventava mutuo alla fine del semestre. Stavo in quelle classi tristi, come parte di un pubblico in cattività, essendo costretto ad ascoltare conferenze finanziate dallo stato sul socialismo, mentre i miei compagni - la progenie del cittadino medio - si beavano di tutto ciò.


Esperienze come queste sono state tra le tante che mi hanno spinto a studiare economia. Almeno i professori di economia sembrava avessero un senso dell'umorismo, e mentre pochi portavano i programmi normativi nelle loro classe (che erano meno vincolanti, poichè questi professori avevano capito le decisioni costi-benefici marginali riguardo saltare le lezioni), tutti comunque avevano una venerazione per i dati sia teorici che pratici per sostenere le loro opinioni. Inutile dire che non c'era un sentimento molto favorevole verso i sindacati nei dipartimenti di economia. Per mantenere tale sentimento sarebbe stato necessario ignorare troppa teoria e troppe prove degli effetti Dickensiani delle unioni sindacali sulla società nel suo complesso.


16 aprile 2012

Il salvataggio finanziario dell’eurozona da parte della Fed



Martedì 26 marzo 2012 sono stato invitato da Ron Paul e dal suo staff a partecipare a un meeting sulla Politica Monetaria Domestica e sul Sottocomitato Tecnologico della Commissione Parlamentare per i Servizi Finanziari. Il titolo della seduta era "L'aiuto della Fed all'Eurozona: il suo impatto sul Dollaro statunitense". Sfortunatamente Ben Bernanke non ha seguito la seduta, essendo occupato con le sue lezioni di propaganda a favore della Fed. Al contrario, due dei suoi colleghi, Mr. William C. Dudley (presidente e amministratore delegato della Federal Reserve Bank di New York) e Dr. Steven B. Kamin (direttore della Division of International Finance e del Consiglio dei Governatori del Federal Reserve System), si sono presentati per rispondere alle domande del comitato sugli scambi di valute con le altre banche centrali. L'udienza ha affrontato principalmente gli swap di valute con la BCE, che equivale a un velato piano di salvataggio delle banche Europee.


Ma perché le banche europee avevano bisogno di aiuto da parte della Fed in primo luogo? Le banche europee avevano preso in prestito dollari a breve termine sui mercati internazionali e hanno prestato questi dollari a lungo termine alle imprese statunitensi o alle famiglie. La mancata corrispondenza delle scadenze è altamente rischiosa, perché una volta che una banca non può rinnovare i suoi debiti a breve termine non ha liquidità in cassa. Abbiamo affrontato una situazione simile lo scorso anno. Le banche europee hanno ricevuto pressione dai loro governi affinché comprassero il debito dei governi stessi. Le banche italiane sono colme di titoli di stato del Governo italiano, le banche spagnole con titoli di stato spagnoli e così via. Dal momento in cui la crisi del debito sovrano è aumentata nell'estate del 2011 con i governi vicini al collasso, le banche europee hanno aumentato le difficoltà nel rinnovare i loro prestiti a breve termine di dollari. Dato che la BCE può stampare solo euro e non dollari, le banche europee sono diventate nervose. Mentre le banche statunitensi non volevano prestare ulteriormente alle banche europee, nel settembre 2011, la Fed è intervenuta e ha salvato le banche europee attraverso gli swap di valuta. Attraverso questi swap la Fed ha assunto il ruolo di prestatore internazionale di ultima istanza.


Durante la crisi finanziaria tra il 2007 e il 2009, la Fed ha salvato le banche europee principalmente attraverso prestiti diretti verso società controllate negli Stati Uniti. Per nascondere i salvataggi, la Fed ora usa principalmente gli swap di valuta. Negli swap, la Fed vende dollari alla BCE e li ricompra più tardi allo stesso prezzo, ricevendo dell'interesse. Questa costruzione sembra un prestito di dollari alla BCE allo 0,6 per cento (lo 0,5 per cento sopra il tasso di interesse dei fondi federali). La BCE può quindi usare questi dollari per prestarli alle banche europee in difficoltà.


Alla seduta i rappresentanti della Fed non hanno negato l'ovvio: il salvataggio delle banche europee da parte della Fed. Piuttosto, essi hanno sostenuto che il salvataggio sia un pasto gratis per il contribuente americano, come si otterebbe un beneficio senza correre rischi sotto forma di interesse sullo swap. Inoltre i funzionari della Fed hanno sostenuto che il salvataggio fosse necessario perché un default nelle banche europee sarebbe causa di stress nei mercati finanziari. Attraverso l'interconnessione dei mercati finanziari, le banche americane avrebbero dei problemi, i prestiti ai proprietari di casa e alle imprese negli Stati Uniti ne risentirebbero negativamente. Infine essi hanno assicurato che la Fed fermerà la politica di salvataggio attraverso gli swap non appena diverrà imprudente e i costi e i rischi di questa politica supereranno i benefici per il pubblico statunitense.


Diamo un'occhiata a queste argomentazioni sorprendenti.


14 aprile 2012

Le Chiacchiere di un Premio Pulitzer

Durante il culmine della crisi finanziaria, Steven Pearlstein del Washington Post ha scritto un numero di articoli contraddittori sia lodando il salvataggio delle banche noto come TARP, che indirizzando una critica feroce sul modo in cui le grandi banche stavano usando i soldi del contribuente per pagare gli azionisti e i bonus dei dirigenti, piuttosto che concedere credito. Secondo Pearlstein, quella gente ignorante diffidente verso lo Zio Sam che stava tamponando i bilanci di banchieri spericolati (incoraggiati dalle politiche immobiliari del governo federale, i suoi mutui concessi attraverso le GSE, e il denaro facile della Federal Reserve di Alan Greenspan) virtualmente in maniera gratuita, semplicemente "non ci è arrivata".


A quanto pare coloro che considerano la virtù dei guadagni privati e le perdite come una necessità fondamentale perché i mercati lavorino efficientemente sono troppo ottusi per commentare questi argomenti. Il mondo stava implodendo (o almeno così ci è stato assicurato da una classe bancaria disperata affinché la festa continuasse, così come i suoi ex alunni che occupavano posizioni di autorità nella Federal Riserve e nel Ministero del Tesoro statunitense), quindi non c'era tempo per un'analisi critica. I contribuenti avrebbero dovuto tenere gli occhi chiuse e lasciare che i burocrati eletti spingessero ulteriormente i fondi sprecati verso un sistema bancario già divenuto zombie. Per sostenere completamente la sua opinione, Pearlstein ha menzionato il proprio Premio Pulitzer durante una chat online con il lettori del Washington Post, come prova della sua conoscenza superiore di un affare così serio.
Nessuno è stato più critico delle pratiche delle banche, di Wall Street e dei brokers di quanto lo sia stato io, probabilmente molto prima che tu fossi a conoscenza di questo argomento, quindi di certo non devo nessuna scusa a riguardo. Se volete controllare vedrete che ho vinto un certo premio per questo motivo.
Chi avrebbe detto che il Premio Pulitzer ti avrebbe dato libero sfogo nel dichiarare qualsiasi opinione contraria alla tua nulla e vuota? Recentemente Pearlstein ha usato il suo spazio per commentare il controverso editoriale di Greg Smith sul NYT "Perché lascio la Goldman Sachs". L'editoriale di Smith ha suscitato molto scalpore tra i commentatori finanziari dove ognuno è intervenuto sul suo significato e sul suo ragionamento. Mentre coloro che erano informati sulla natura reciprocamente soddisfacente di un'economia libera sono stati critici con l'attacco di Smith alla Goldman, molti si sono crogiolati in accuse riguardo l'avidità senza regole che domina l'industria. Pearlstein rientra in quest'ultimo campo, poiché egli vede l'articolo di Smith come la completa dimostrazione dell'esuberanza maligna del famigerato calamaro vampiro.
La prevedibile risposta di Wall Street è stata quella di respingere Smith come un irrimediabile ipocrita e ingenuo - ipocrita perché non voleva dimettersi dalla Goldman fino a quando non fosse stato ignorato per una promozione e dopo aver ricevuto il suo assegno bonus per il 2011, ingenui per aver pensato che gli strumenti finanziari con i clienti non siano mai stati altro che un gioco a somma zero. Un licenziamento del genere sarebbe stato più convincente, tuttavia, se non fosse solo l'ultimo elemento di prova del degrado etico della Goldman in particolare e più in generale di tutta Wall Street. Si da il caso che proprio quando Greg Smith ci ricordava come Wall Street spennasse i propri clienti, Washington si stava muovendo per tornare al passato ad una regolazione pensata per proteggere gli investitori da questo genere di predazione.
Inizia così la tirata di Pearlstein sull'opposizione ai regolamenti bancari.


28 marzo 2012

Confisca dell'oro, inflazione e banchieri virtuosi

Nei primi anni Ottanta negli Stati Uniti andavano di moda titoli obbligazionari con un rendimento elevatissimo ma che costituivano anche un alto rischio per chi vi investisse. Tali titoli venivano emessi da società che a causa del loro elevato indebitamento erano disposte a pagare altissimi tassi di interesse pur di ottenere del denaro. Ovviamente il rischio di fallimento era altrettanto elevato, con la conseguenza che anche il capitale dell'investitore sarebbe finito in fumo. Da diversi anni gli stati europei hanno pensato bene di far tornare in voga questo genere di investimenti, emettendo titoli di stato, che, a differenza delle aziende private, non vengono presentati come ad alto rischio ma bensì a rischio praticamente nullo. Il risultato drammatico lo stiamo vedendo in Grecia e veramente a breve anche sul suolo italico. Purtroppo i burocrati, nonostante abbiano trovato il modo di duplicare magicamente le banconote, non sono ancora riusciti a fare altrettanto con gli altri beni (ammesso che il denaro, che non ha alcun genere di corrispondenza con una riserva di valore, possa essere ancora annoverato tra i beni). In compenso però in Turchia stanno cercando una soluzione che non prevede alcuna duplicazione magica, ma più semplicemente un meccanismo che se fosse perpetrato da un privato verrebbe etichettato come truffa e perseguito dalla legge, mentre nel caso dello Stato è un'operazione necessaria al bene comune dei figli e dei nipoti:


Quando si riuniscono i grandi banchieri centrali del mondo, come hanno fatto questo fine settimana durante la conferenza della Fed a Washington, gli aspetti ironici abbondano sempre. Da un lato c'era il governo della Turchia che aveva appena proposto un piano per spingere il proprio popolo a convertire il loro oro fisico in cambio di "certificati", un primo passo volontario verso quello che potrebbe diventare un processo di confisca dell'oro. Sullo sfondo c'era la Fed, che a gennaio aveva promesso di mantenere i tassi di interesse ai minimi storici fino al 2014, qualsiasi cosa accadesse, dopo aver acquistato 2,3 trilioni di dollari in obbligazioni. In primo piano ecco le stampanti di denaro europee e giapponesi.
"Se i tassi di interesse bassi favoriscono i progetti di investimento che sono redditizi solo a tali livelli, questo potrebbe avere un impatto negativo sulla produttività e la crescita...", ha affermato Masaaki Shirakawa, il Governatore della Banca del Giappone, nonché il campione della monetizzazione del deficit e dei tassi di interesse molto bassi. Egli era preoccupato, ha affermato, degli "effetti collaterali", quali l'aumento dei prezzi delle materie prime - dopo che aveva annunciato a metà febbraio che la BOJ avrebbe stanziato altri 10 trilioni di Yen (128 miliardi di dollari) per l'acquisto di asset nel 2011. E in seguito abbiamo appreso che i membri del consiglio si sono preoccupati che questa scelta avrebbe potuto esser considerata una monetizzazione del deficit giapponese. Uhm, si. Per non essere da meno, Jean Claude Trichet, ex presidente della BCE, ha piagnucolato anche lui. Sotto la sua guida, la BCE aveva acquistato titoli sovrani scadenti dell'Eurozona, nonostante un trattato lo vieti esplicitamente. Ora egli è preoccupato che questi acquisti di bond da parte dei banchieri centrali siano diventati parte di un nuovo "regime permanente", che potrebbero causare un "contagio comportamentale", qualcosa che in realtà è già accaduto. "Penso che dobbiamo riflettere su questo aspetto", ha detto in ritardo.
Tornando alla Turchia: hanno trovato una soluzione diversa per il proprio deficit di bilancio fuori controllo. Come quello del Giappone, degli Stati Uniti e di altri paesi, il deficit turco, pari al 10% del PIL, è diventato parte integrante del "regime permanente". Ma piuttosto che affrontarlo in maniera onesta e dura - tagliando la spesa e aumentando l'esazione fiscale - la Turchia è alla ricerca di alternative. Da qui il piano per confondere i propri cittadini al fine di sottrarre loro le scorte di oro fisico in cambio di quelli che sarebbero certamente dei bei certificati. E come un incentivo addizionale, i conti di deposito di oro guadagnerebbero un interesse. Quando mi trovavo in Turchia nel 1997, i soldi in tasca erano un batuffolo di lire turche che comprendevano banconote da 1 milione di lire. Anche i mendicanti potrebbero essere milionari. E coloro che hanno speso il loro ultimo milione in oro (i gioielli erano i più gettonati) non avrebbero mai dimenticato quanto intelligente fosse stata quella decisione. Non solo il prezzo dell'oro, a quel tempo pari a 300 dollari l'oncia, cominciò di nuovo a crescere, ma anche il valore della lira si sarebbe dissipato con l'iper-inflazione.
Il 1° gennaio del 2005 il governo ha rivalutato la moneta da 1 milione di lire a 1 Nuova lira Turca e ha emesso nuove banconote e monete. Poi il 1° gennaio 2009, il governo ha nuovamente messo in circolazione nuove banconote e monete, ma togliendo New dal nome. Esse hanno un aspetto diverso e omettendo New ha certamente ispirato fiducia e ha aiutato le persone a dimenticare il fiasco della vecchia lira. L'inflazione a febbraio era del 10,4%. Il rendimento dei bond a due anni è vicino al 10%. Lo scorso anno la lira è crollata del 20% rispetto al dollaro. Non c'è da meravigliarsi se i turchi non si fidano del denaro cartaceo, a prescindere da come venga vestito dal governo. Così hanno raddoppiato i loro acquisti di oro fisico nel 2011, secondo il World Gold Council. Il loro tasso di risparmio è il più basso degli ultimi 30 anni. Essi stanno prendendo in prestito e spendendo lire e stanno comprando oro custodendolo nelle loro case. Una grande quantità. Tra i 150 e i 300 miliardi di dollari, secondo le stime del governo - risparmi che non fanno parte del "tasso di risparmio".
Se il governo mette le sue mani su questo tesoro, diciamo, 200 miliardi di dollari in oro del suo popolo, potrebbe trasferirlo nel mercato internazionale e procrastinare il problema del deficit in un futuro meno prossimo. E nella peggiore delle ipotesi può fare dei propri certificati quello che ha fatto la Grecia coi propri titoli. Il che fa sorgere il dubbio alla gente su chi abbia consigliato questo progetto. La Goldman Sachs? Ma i turchi hanno visto cosa è successo alla porta accanto: "Noi dovevamo pagare affinché liberassimo i nostri figli e i nostri nipoti dal peso di questo debito", ha affermato il Ministro delle Finanze greco Evangelos Venizelos dopo l'accordo di bond swap, un default che ha colpito gli investitori del settore privato con una perdita del 72%: Mentre tutti meno gli obbligazionisti applaudivano, lo spettacolo horror greco continuava inesorabilmente.